Storia di una ladra di libri, Markus Zusak

La_ladra_di_libriTitolo: Storia di una ladra di libri
Autore: Markus Zusak
Editore: Frassinelli
Collana: Narrativa
Genere: romanzo
Formato: copertina rigida con sovraccoperta
ISBN: 978-8820055905
Anno: prima ed. italiana 2013, riedizione 2014
Pagine: 563
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“Storia di una ladra di libri” è senz’altro uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. È poesia allo stato puro senza mai essere pesante, è lieve come una brezza primaverile ma ti scuote come la tramontana. Tratta uno dei capitoli più oscuri e terribili della storia dell’uomo, quello della Seconda Guerra Mondiale e della persecuzione degli ebrei, eppure riesce a non cadere nello scontato e a non cedere mai all’orrore fine a sé stesso. Niente è “brutto” nel romanzo di Markus Zusak, nemmeno la Morte. Anzi, la Morte è la voce narrante di questo lungo, magnifico racconto. Una Morte che pur rimanendo incorporea finisce per acquistare persino alcuni tratti umani, se non altro nella pietà, nell’ironia, nella capacità di osservare gli esseri umani con curiosità.

“In tutta sincerità, mi sforzo di prendere la faccenda allegramente, anche se, a dispetto delle mie proteste, la maggior parte delle persone trova difficile credermi. Per favore, fidati di me. Posso davvero essere allegra. Posso essere amabile. Affettuosa. Affabile. E queste sono solo le parole che cominciano per A. Non chiedermi però di essere bella: essere bella non è da me.”
(pag. 3)

Così si presenta la narratrice del romanzo in quello che trovo l’incipit migliore che riesca a ricordare. Anche perché ci si mette un attimo a capire… a comprendere… che la voce che racconta i fatti, quella voce così morbida, delicata, piacevole… è la voce della Morte. Da sempre ciò che più spaventa gli uomini.

L’attenzione della Morte è stata attratta da una ragazzina, Liesel Meminger, il giorno in cui ha preso l’anima del suo fratellino. L’ha vista raccattare un libriccino nero sfuggito dalla tasca di un becchino e nasconderlo sotto il cappotto. È da questo evento che prende avvio la narrazione.
Piano piano ci viene presentata la giovane ladra di libri, una ragazzina tedesca affidata a Rosa e Hans Hubermann da una madre disperata, braccata perché comunista. Liesel si ritrova a dover fronteggiare la sua nuova vita senza capire gli eventi che la circondano: perché sua madre se n’è andata lasciandola sola? Perché suo fratello è morto? Soprattutto Liesel deve fare i conti con la scuola: non sa né leggere né scrivere. Tormentata da incubi terribili legati alla morte del fratellino, si sveglia piangendo tutte le notti. Hans Hubermann si prodiga per placare i suoi timori, e nell’intento di riempire le lunghe ore di veglia notturna inizia a leggere insieme a lei il libretto nero raccolto da Liesel il giorno del funerale del fratello: “Il manuale del necroforo”. La bambina impara a leggere, dimostrandosi immediatamente avida di conoscere parole nuove.

L’amicizia col giovane vicino di casa, Rudy Steiner, riempirà le sue giornate, tra una corsa e una partita di calcio nella Himmelstrasse. E poi… poi arrivano le leggi antisemite. La Gioventù Hitleriana. Il rogo di libri.
E l’arrivo di Max Vandenburg.

Max è un giovane ebreo in fuga che finisce per trovare riparo nella cantina degli Hubermann, in onore di una vecchia amicizia tra Hans e suo padre. Per Liesel sarà un grande amico. Per il Führer, un insetto da schiacciare insieme a milioni di altri.

“Storia di una ladra di libri” rimarrà una delle mie letture preferite, se non addirittura LA preferita in assoluto. Mi ha avvinta, toccata, affascinata. Si può parlare di persecuzione degli ebrei con semplicità, senza nulla togliere alla drammaticità dell’evento; si può osservare i fatti attraverso gli occhi di una ragazzina tedesca che si reca diligentemente agli incontri della Gioventù Hitleriana senza ben capire cosa stia accadendo; ci si perde tra le strade di Molching, inseguendo Liesel e Rudy che cercano di rimanere in piedi in un mondo che decisamente non è fatto per due ragazzini.

Ci sono alcuni avvenimenti di questo libro che mi sono rimasti particolarmente impressi, ma non vorrei rovinarti la lettura parlandotene. Ti basti sapere che nulla in queste pagine è scontato. Nulla suona come già letto, già visto, già sentito. Soprattutto, quando sarai arrivato all’ultima pagina potresti avere il sentore che alcune cose non saranno più come prima. E forse è davvero così.

Finirai per affezionarti a Liesel Meminger. A Rudy, ad Hans, persino a Rosa. E poi, inaspettatamente, finirà per mancarti la voce narrante, distante eppure vicina, della Morte.

“Nel corso degli anni ho visto tanti giovani che credono di correre gli uni contro gli altri. Non è così. È verso di me che corrono.”
(pag. 180, descrivendo la Prima Guerra Mondiale)

Leggilo, se puoi, “Storia di una ladra di libri”. Perché davvero, ne vale la pena. Credimi.

Antonella Arietano

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