“Nannina”, Stefania Spanò

Titolo: Nannina
Autore: Stefania Spanò
Editore: Garzanti
Genere: romanzo
Formato:
ISBN: 978-8811008422
Anno: 2023
Pagine: 224
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Quarta di copertina
Secondigliano. Stephanie ha dieci anni e ogni volta che torna a casa si lamenta con la madre perché i suoi cugini giocano all’aperto e lei no. Il motivo è semplice: loro possono perché sono maschi, lei invece è una femmina. Dopo la scuola, si mette a leggere sul balcone, il solo spazio esterno in cui le è concesso di stare. Stephanie studia e studia perché sa che le parole sono la sua unica difesa contro il mondo. Gliel’ha detto la nonna nei pomeriggi passati a casa sua, due piani sotto nello stesso caseggiato: «Per le femmine tutte le cose sono più difficili. Devi imparare a difenderti. Tu devi sempre tenere il coraggio di parlare, Stephanie». E se lo dice lei deve essere così. Del resto sua nonna è Nannina de Gennaro, detta Nannina la Cuntastroppole, la cantastorie. Per alcuni è solo una vecchia pazza; per altri è colei che, grazie ai suoi cunti, i racconti recitati nei cortili, ha dato un’identità e una dignità alle madri di famiglia sfiancate dalla miseria e dalla protervia degli uomini. Con le sue storie, Nannina ha donato un volto a chi non l’aveva, ha riscattato i più deboli, ha fatto ridere e piangere. Ma adesso spetta a Stephanie riprendere la sua voce, cercare nei cunti un riscatto, il proprio riscatto, quello di una ragazza che ha un sogno: studiare e scoprire la libertà. Stefania Spanò ci porta nel cuore di una realtà in cui tra i vicoli, i cortili e le piazze si può ancora udire l’eco delle tradizioni. L’eco di un passato che non è mai passato davvero. L’eco di una lingua che è musica. L’eco di gesti e movenze che fanno di ogni luogo un teatro a cielo aperto. Due protagoniste, due generazioni, due diverse Secondigliano che si incontrano e si scontrano. Un’unica cosa non cambia mai: l’importanza delle parole e delle storie. Oggi come allora.
La mia recensione
Questo è un romanzo che ho desiderato molto leggere perché avevo bisogno di riconnettermi con un pezzetto delle mie origini. Non ero sicura di ciò che avrei trovato tra le sue pagine, ma a lettura ultimata posso affermare che mi hanno regalato esattamente ciò che cercavo, e anche di più.
«Nannina» è un romanzo che segue due vicende: una è quella di Anna, detta Nannina, cuntastroppole del quartiere Mianella, a Secondigliano, l’altra è quella di Stephanie, sua nipote, aspirante cuntastroppole. La stroppola, in dialetto napoletano, è un ‘fatterello di poco conto’, per dirla con le parole dell’autrice; una cuntastroppole, quindi, è una sorta di ‘narratrice di fattarelli’. L’atto di narrare è al centro di questo romanzo, pertanto si assiste a un intreccio di narrazioni che stanno l’una dentro l’altra, come scatole cinesi: Nannina racconta i suoi cunti agli abitanti del quartiere, Stephanie ci racconta la propria storia, che si fonde con quella della nonna, e Stefania Spanò raccoglie tutto questo materiale a metà tra il folklore napoletano e la vita vera e lo mette insieme, creando questo bellissimo romanzo. Hai detto niente!
La trama, come detto, si dipana tra Nannina e Stephanie. Inizialmente le due storie sono separate, perché da una parte abbiamo Stephanie bambina che non può aspirare alla libertà dei suoi cugini maschi, si chiede perché, e nel frattempo trova il modo di sfuggire alla sua clausura rifugiandosi dalla nonna e da zia Rosetta; dall’altra c’è Nannina nel fiore degli anni, che inizia la sua carriera di cuntastroppole e si ritrova ad affrontare prove più o meno difficili, compresa la degenza in manicomio. Le due vicende si avvicinano sempre più, la distanza tra di loro si accorcia nel tempo, e infine le figure di Nannina e Stephanie si sovrappongono, in un lento e inesorabile viaggio dal passato al presente. Ed è in quel momento, quando diventano una cosa sola, che il passaggio del testimone può avvenire. La stroppola passa da nonna a nipote. E si apre al futuro.
I personaggi di questo libro sono reali, pare di sentirli parlare davvero, li si può vedere con gli occhi della mente. La maggior parte sono esistiti veramente, e non si fatica a crederlo. Ognuno di loro possiede una caratterizzazione fresca e vivida, e questo contribuisce a rendere la lettura un vero piacere! Sono persone, più che personaggi. Nannina poi è un vero spettacolo: io me la immaginavo alle prese coi suoi cunti, me la vedevo davanti agli occhi, l’essenza vera e propria della ‘napoletanità’, passatemi il termine. Una meraviglia!
Un grande protagonista del libro è Secondigliano. Nel bene e nel male, perché l’autrice ci presenta anche la sua faccia più oscura, difficile, com’è inevitabile in un romanzo che è vita vissuta, respirata. L’ambientazione è estremamente curata, riesce a calare il lettore all’interno della storia. Si diventa parte del quartiere, si riesce a sentirne l’atmosfera, se ne colgono le sfaccettature pur senza vederle davvero. È un viaggio accompagnato in un mondo che ha le sue regole, che è bene conoscere per destreggiarsi al suo interno. O per decidere di stravolgerlo. Anche a colpi di cunti.
«Nannina» è stata per me una lettura avvolgente, ne ho goduto pagina dopo pagina, me la sono proprio gustata. Me so’ arricreata!, direbbe mia madre. Spero sarà lo stesso per voi.
