Figlie di Diana, Stefania Tuveri
Ho letto questo romanzo di esordio della giovane scrittrice Stefania Tuveri con una certa curiosità, attratta dalla trama oltre che dal genere. “Figlie di Diana” racconta la storia di due sorelle, Selene e Caterina (17 e 21 anni), che scoprono di essere due streghe: la prima riesce a sentire i pensieri delle persone, la seconda è dotata di un forte senso di empatia. Avendo perso i genitori in un incidente aereo, le due ragazze abitano con la nonna, anche lei una strega che però a suo tempo scelse di condurre una vita normale. Selene e Caterina ricevono dalla nonna il Libro che racchiude tutta la sapienza e la conoscenza maturata nei secoli precedenti dalle altre streghe della famiglia. Firmando la prima pagina si accetta di ricevere la Consapevolezza, quindi il contenuto del Libro diventerà leggibile; chi, come la nonna, dovesse scegliere invece di non entrare in quel mondo, potrà limitarsi a custodirlo, e le sue pagine rimarranno bianche.
La vita delle due sorelle, fino a quel momento tranquilla, viene sconvolta non solo da queste rivelazioni, ma anche dalla comparsa di uno spietato assassino che tende ad uccidere solo uomini traditori. La polizia pensa che dietro questi delitti orribili ci siano le donne tradite, ma Caterina sa che non è così. Il compito delle due giovani consisterà nel risolvere questo mistero, e porre un freno alla scia di delitti… ma prima dovranno imparare a padroneggiare i loro poteri, e destreggiarsi tra amori nascenti e amicizie perdute.
La storia non è male, anche se a dirla tutta mi ricorda un po’ troppo la serie TV “Streghe”: le sorelle, il libro magico, i demoni da stanare e combattere, la figura dell’aiutante che le protegge e le aiuta (che non svelo chi sia nel romanzo per non sciupare la lettura),… Mi piace la questione dell’accettare la vita da strega e di assumersi le proprie responsabilità firmando il libro, la trovo un’idea che sarebbe stato bello sviluppare un po’ di più: in effetti la decisione delle ragazze è rapidissima, considerati i loro comprensibili timori e l’idea di irreversibilità del gesto. Però la trama regge bene, nonostante gli avvenimenti rimangano per tutto il testo un po’ “piatti”, come se mancassero di profondità narrativa.
Lo stesso discorso vale per i personaggi: i protagonisti sono tratteggiati abbastanza bene, anche se avrei gradito maggior spessore psicologico, mentre i personaggi secondari spariscono letteralmente. Su alcuni sarebbe stato bello soffermarsi un po’ di più, dotandoli di una personalità un po’ più marcata.
In generale la scrittura è acerba, e si nota, nonostante rimanga abbastanza scorrevole. Gli avvenimenti narrati sono quasi permeati di una certa ingenuità, dovuta certamente alla mancanza di esperienza. Il romanzo non mi è dispiaciuto, ma si sarebbe potuto lavorarci di più in termini di profondità, come detto. Mi piacerebbe leggere il secondo lavoro della Tuveri, così da poter verificare la sua crescita: una buona base c’è, vediamo che cosa ne esce! 😉
Antonella Arietano
Stefania Tuveri, “Figlie di Diana”, Lettere Animate, 2012