Scrivere: la magia del “detto non detto”, ovvero quando uno sguardo basta
Al cinema capita spesso: il protagonista lancia uno sguardo, uno solo, e lei sa di essere amata… o in serio pericolo di vita! Insomma, in una sola occhiata possono celarsi un’infinità di emozioni, sta all’attore il compito di esprimere ciò che dice la sceneggiatura nel modo migliore, ricorrendo alla sua espressività multisfaccettata.
La stessa cosa può avvenire in un romanzo: a volte troppe parole possono guastare l’atmosfera. Hai mai provato ad affidare un intero stato d’animo ad uno sguardo, ad un gesto?
Io credo che non ci sia nulla di più magico del “detto non detto”. In altre parole, anziché sommergere il lettore di informazioni potrebbe essere meglio lasciare spazio alla sua immaginazione, giocando a dargli un’impressione che poi nel corso della lettura si rivelerà giusta o sbagliata.
Rileggendo i miei primi lavori, ma anche alcuni libri di scrittori esordienti, mi capita di notare quanto tutto sia sfacciatamente dichiarato: il personaggio è arrabbiato e allora si dice che è arrabbiato e si spiega dettagliatamente perché, e magari in una pagina si è svelata tutta la sua vita, il lettore non ha più nulla da scoprire. E se invece si lasciasse intendere la rabbia da un movimento, o da uno sguardo? Se non si dicesse qual è il motivo, ma lo si lasciasse intuire poco per volta? Se i retroscerna personali saltassero fuori lentamente, lasciando a chi legge il divertimento di provare a ricostruirli facendo uso dell’immaginazione?
Trovo molto difficile esprimere questo concetto, non mi riesce facile parlartene, non so nemmeno se sono stata chiara fin qui. Il succo però è semplicemente questo: non tutto va dichiarato. Il lettore deve essere attivo, deve potersi appassionare, e uno dei mezzi per ottenere questo risultato potrebbe essere quello di renderlo partecipe offrendogli spunti che poi starà a lui scoprire e seguire, come fossero le briciole di pane di Pollicino.
Divertiti a rendere l’espressività del tuo personaggio non solo attraverso le parole. Gioca a fare il regista: come vorresti che la protagonista del tuo romanzo guardasse il suo partner per comunicargli un sentimento profondo senza bisogno di dire “ti amo”? Come dovrebbe muoversi in un momento di grande nervosismo, senza urlare al mondo la sua rabbia? Com’è il dolore muto che si esprime in una sola lacrima?
Nascondi piccoli indizi nel corso della trama, svela le tue carte poco per volta. E ricorda, non tutto va detto: molte cose possono venir intuite da chi legge, e potrebbe non risultare mai necessario ribadirle direttamente.
Io spero davvero di essere riuscita a trasmetterti i miei pensieri, ci tenevo molto. Non è detto che non scriva ancora di questo, magari riportando qualche esempio più concreto; stavolta ho scritto di getto, quasi ansiosa di concretizzare le mie idee, come se temessi di perderle. Se tu avessi qualcosa da aggiungere al riguardo, sai come contattarmi, vero? 😉 Un piccolo reminder: info@libriesorrisi.com.
Con un sorriso
Antonella Arietano