Le figlie del libro perduto, Katherine Howe

Le figlie del libro perduto

Le figlie del libro perduto

Questo romanzo possiede tutti gli ingredienti per incuriosire e affascinare il lettore: una storia sapientemente costruita tra il passato e il presente, un pizzico di mistero, un tocco di magia (quella vera!), un’ambientazione accurata… ed ecco realizzato un libro assolutamente ben riuscito e di sicuro effetto.

Connie, dottoranda in storia all’università di Harvard, viene incaricata dalla madre di rimettere in sesto la casa della nonna, che si trova nella cittadina di Salem e che non viene visitata da anni ormai, allo scopo di venderla per pagarne le ingenti tasse. La dimora è effettivamente in pessime condizioni: semisommersa dalla vegetazione, antiquata e ricoperta di polvere e muffa, l’impresa sembrerebbe disperata! Niente telefono, niente elettricità, niente frigorifero… Per Connie l’estate si prospetta molto impegnativa, anche perché al lavoro di pulizia la ragazza deve affiancare la stesura della tesi di dottorato.

L’intera faccenda assume tutt’altra connotazione quando Connie scopre per caso una vecchia Bibbia tra i libri della nonna. Dalle vecchie pagine ingiallite cade una piccola chiave, all’interno della quale è nascosto un frammento di pergamena con scritto un nome: Deliverance Dane. La giovane desidera scoprire di chi si tratti, spinta anche dal suo mentore, il professor Manning Chilton, che sembra incredibilmente interessato alla vicenda. Inizierà così una vera e propria indagine, che ben presto porterà alla ricostruzione di eventi storici avvenuti 300 anni prima proprio a Salem: i processi per stregoneria del 1692.

Katherine Howe conduce abilmente il lettore attraverso gli archivi di documenti storici, senza mai annoiarlo, ricostruendo abilmente la vita di donne vissute tra il 1680 e il 1800, per trascinarlo infine alla ricerca di un misterioso Libro di Incantesimi, ovvero il Libro Perduto di Deliverance Dane. Invischiata negli eventi, spinta malgrado tutto a proseguire nella sua ricerca, Connie scoprirà ben presto che niente è come sembra. La sua vita rivelerà aspetti che fino a quel momento le sarebbero sembrati assurdi e assolutamente fuori luogo.

Un romanzo davvero avvincente. Un po’ lento nei capitoli iniziali, ma il ritmo è destinato ad accelerare sempre più rapidamente, per diventare a dir poco incalzante sul finale. Una lettura piacevole e accattivante, capace di rivelare nuovi dettagli e collegamenti fino all’ultima pagina, in un susseguirsi di colpi di scena.

Un piccolo particolare interessante: pare che due antenate della scrittrice, Elizabeth Howe ed Elizabeth Proctor, siano state davvero processate a Salem per stregoneria; la prima fu effettivamente giustiziata, mentre la seconda riuscì a sopravvivere ai processi. Questo romanzo è nato sull’onda delle ricerche personali dell’autrice, che scavando fra le radici del proprio albero genealogico e seguendo la sua passione per la storia (è in effetti laureata in questa materia), è riuscita a mettere insieme una trama accurata e avvincente.

Un ottimo lavoro, da gustare dalla prima all’ultima pagina.

 Antonella Arietano

Katherine Howe, “Le figlie del libro perduto”, Salani, 2009

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