Il modello Bridget Jones

Bridget Jones's Diary (film)

Il Diario di Bridget Jones

Era il 1995 quando Helen Fielding pubblicò “Il diario di Bridget Jones”, che divenne un grande successo. Bé, tutti sappiamo chi è Bridget Jones, vero? Chi non ha letto il libro magari ha visto il film (peraltro davvero divertente, mi è piaciuto moltissimo… persino più del libro da cui è tratto!), e quindi si sa: Bridget è una pasticciona! Non ne azzecca una, riesce a cacciarsi in situazioni penose ad un ritmo estenuante, perennemente in bilico tra i chili di troppo e la ricerca del fidanzato perfetto. Un personaggio assolutamente reale, certo non la solita bellona tutta curve, capace di destreggiarsi in maniera impareggiabile in ogni momento. Un’innovazione che fece furore!

Però… avete notato che da allora, in un numero crescente di romanzi, la protagonista rispetta fedelmente il “modello Bridget Jones”? Incasinata, spesso pasticciona, ancora più spesso incapace di gestire i rapporti sentimentali. Insomma, la narrativa è stata presa d’assalto da queste nuove eroine del ventunesimo secolo!

Tanto che a volte mi viene da dire… BASTA! Insomma, io apprezzo molto che i romanzi non siano più popolati da donne surreali, però a volte ho quasi l’impressione che si vada nella direzione opposta. Sempre più spesso leggo libri in cui la protagonista è al limite del disastro, e la seguente riflessione mi viene spontanea: dal momento che i libri tendono a riprodurre la realtà nella quale viviamo, è questa la nuova immagine della donna moderna? Un gran casino?

Devo dire che mi spaventa un po’ l’idea che le donne tendano ad identificarsi così facilmente in un modello alla Bridget Jones. Voglio dire, sono consapevole del fatto che siamo tutte un po’ Bridget Jones, tutte ci cacciamo in situazioni assurde ogni tanto, lottiamo con la bilancia soprattutto dopo le festività natalizie e in prossimità delle vacanze estive, sogniamo il Principe Azzurro ecc. ecc. Però, non siamo sempre così!

Forza, diciamolo: sappiamo essere eccezionali, tutte, senza eccezione. Siamo perfettamente in grado di tirare fuori il

Dimmi come ti vedi e ti dirò chi sei!
Dimmi come ti vedi e ti dirò chi sei!

meglio di noi quando serve, possiamo padroneggiare anche i momenti più critici. Diventiamo bellissime, se solo lo vogliamo. Siamo speciali, ce lo dobbiamo ricordare. Dobbiamo volerci bene, che diamine! Anche nei frangenti peggiori c’è sempre una persona sulla quale possiamo fare affidamento: noi stesse. Impariamo ad apprezzarci allora, come facciamo con quelle persone per le quali proviamo un affetto particolare.

Bé, d’accordo, non è possibile sentirsi sempre alla pari di Wonder Woman, però mi piacerebbe sentire più spesso le donne attorno a me riconoscere il proprio valore, e volersi più bene. Ogni tanto è divertente sentirsi Bridget Jones, e fa bene sapere che non siamo le sole a provare questa sensazione… ma non facciamone il nostro modello principale!

Sapete che cosa vi consiglio di fare? Prendete un bel foglio, ed elencate a raffica tutte le cose che amate di voi. Siate oneste, niente falsa modestia: se reputate di avere belle gambe, diamine, scrivetelo! E quando avrete finito, appendete quel foglio in un punto dove vi sarà possibile vederlo spesso. E ricordate: non siete solo “ciccia e brufoli”, siete molto di più.

Antonella Arietano

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